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I fagioli dei Nebrodi diventano un nuovo Presidio Slow Food
05 Set 2021 07:08

  • Sono 9 in tutto le varietà di fagioli dei Nebrodi riconosciute presidio Slow Food
  • Una tradizione agricola dalle origini antiche riscoperta negli ultimi anni
  • Migliori proprietà organolettiche e alta digeribilità contro la coltivazione intensiva

La storia dei fagioli dei Nebrodi è la storia di un intero territorio, una storia di recupero di antiche tradizioni agricole, che stavano per essere perdute.

E se oggi delle circa sessanta varietà di fagioli censite 9 sono diventate Presidio Slow Food il merito è di quanti in questi anni si sono impegnati (Parco dei Nebrodi, Università di Palermo e coltivatori locali) per valorizzarli.

I 9 ecotipi Presidio Slow Food

I fagioli di “carrazzo” (in dialetto “rampicante”) dei Nebrodi (in provincia di Messina) sono delle varietà di fagiolo rampicante, accomunate dalle speciali caratteristiche organolettiche e dall’alta digeribilità, grazie alla loro buccia sottilissima.

Queste coloratissime specie crescono negli orti della zona, avvinghiate a tutori fatti con le canne, con i polloni di nocciolo o con reti, aspetto che permette loro di mantenere forma e colori diversi e una loro ben distinta identità.

In particolare, le 9 varietà riconosciute Presidio Slow Food sono quelle più antiche e maggiormente apprezzate dal mercato, come il fagiolo lumachedda, di colore marroncino chiaro con venature marrone scuro, il setticanni, dal seme nero, l’ucchittu santanciulisi e l’ucchiuttu di Santa Lucia, di colore bianco, il buttuna di gaddu, rosato e nero e il pinuttaru, rosa con venature viola e infine i tre ecotipi chiamati crucchittu, coltivati nell’alta valle del torrente Naso, che vanno dal colore rosso vinoso al viola scuro screziato di rosa.

Un po’ di storia

Le prime tracce di coltivazione dei fagioli nel territorio dei Nebrodi risalgono alla metà dell’800. I fagioli erano coltivati in prossimità delle sorgenti, tra i 600 e i 1200 metri di altezza, in terreni a forte pendenza, poco adatti a produzioni intensive.

Attraverso appositi terrazzamenti con muretti a secco venivano ricavate piccole superfici pianeggianti, che dovevano essere coltivate e irrigate manualmente e che garantivano ai contadini una produzione appena sufficiente per il consumo familiare, motivo per cui a partire dagli anni ’60 la loro presenza ha subito un lento declino.

Valorizzare il territorio e le coltivazioni tradizionali

Come ha spiegato Salvatore Granata, referente Slow Food del Presidio “Tutto è nato dalla collaborazione tra il Parco dei Nebrodi e il Dipartimento di Scienze Botaniche dell’Università di Palermo, che insieme hanno dato vita alla Banca vivente del germoplasma vegetale a Ucria, un luogo destinato alla conservazione della biodiversità e della salvaguardia del patrimonio naturalistico e ambientale di varie specie vegetali, sia forestali che agricole, e l’annesso Giardino dei Semplici, un orto per la riproduzione dei semi”.

Negli anni, la Banca del germoplasma ha studiato la tradizionale coltivazione di fagioli nel territorio dei Nebrodi, raccogliendo e catalogando i semi di diverse varietà. “Come comunità abbiamo pensato che conservare i semi non fosse sufficiente – ha proseguito Granata – ma che bisognasse diffonderli, inducendo i coltivatori locali a valorizzare queste specie tornando a coltivarle”. Gli obiettivi? “Fungere da barriera contro l’omologazione dei fagioli coltivati intensivamente, scongiurare la perdita di varietà e, naturalmente, anche produrre reddito”.

Un’avventura iniziata quasi per gioco

I produttori che hanno scelto di aderire al Presidio Slow Food dei fagioli di carrazzo sono otto. Il loro referente Stefano Lembo ha così raccontato la sua passione nata nel 2008: “Era il primo anno che alla Banca del germoplasma venivano piantati i fagioli e le varietà erano già 43. Quel giorno mio padre, che lavorava lì, mi chiese di accompagnarlo e di aiutarlo a spostare le cassette. Arrivato lì mi trovai di fronte agli occhi un’esplosione di forme e di colori che mi lasciò senza parole: decine di varietà di fagioli tutte diverse… e io che fino ad allora pensavo soltanto ai borlotti e ai cannellini! Fu in quel momento che, inconsciamente, decisi che avrei voluto fare questo lavoro”.

“Nel 2014, insieme alla ragazza che oggi è diventata mia moglie, ho piantato 40 varietà di fagioli nell’orto di casa. Per me era un periodo difficile perché non trovavo lavoro, e dopo qualche tempo ci siamo chiesti perché non provare a cominciare a commercializzare la nostra produzione. È cominciata così e poi, come spesso accade, da cosa nasce cosa, fino al riconoscimento come Presidio Slow Food: sono convinto che, per tanti ragazzi come me, questa produzione possa rappresentare una strada, uno sbocco anche professionale”.

Il Presidio Slow Food dei fagioli di carrazzo dei Nebrodi è oggi sostenuto dal Parco naturale regionale dei Nebrodi, dal Comune di Ucria e dalla Banca vivente del germoplasma vegetale dei Nebrodi. L’area di produzione del Presidio Slow Food dei fagioli di carrazzo dei Nebrodi coincide con i Monti Nebrodi, tra la Vallata del Valdemone e la Vallata del Fitalia, fino all’altopiano di Ucria e il comune di Floresta.


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