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Il #leopardo in fuga dallo zoo di Cagliari
10 Giu 2015 07:57

 

La LAV chiede alle autorità competenti di aprire un’indagine circa le circostanze della fuga, avvenuta lo scorso 7 giugno, del leopardo detenuto presso l’“Odry Zoo” nel territorio di Guspini (Cagliari), e la verifica delle  autorizzazioni della struttura e delle condizioni di detenzione degli animali. L’animale era stato catturato poche ore dopo la fuga e riportato presso la struttura definita dalla stampa locale come uno “zoo privato” o un “parco privato”.

Per detenere ed esporre al pubblico, anche se non pagante, decine di animali selvatici pericolosi è infatti necessario ottenere una licenza di giardino zoologico, ai sensi del Decreto legislativo n. 73 del 2005 che traspone in Italia la normativa europea . Al 2013 non risulta alcuna richiesta di licenza da parte di questa struttura, che presumibilmente ne è quindi oggi sprovvista.

Questa vicenda deve essere lo stimolo per le autorità locali sarde per aprire una seria indagine sui centri che in Sardegna detengono animali selvatici pericolosi, spesso appartenenti a specie protette o in via di estinzione, il cui possesso e detenzione è regolato da normativa internazionale CITES e normativa di derivazione europea, purtroppo sistematicamente disattesa in Italia”, afferma la LAV.

Ci domandiamo come sia possibile e in base a quali norme le autorità regionali e il Ministero dell’Ambiente consentano a questa struttura di rimanere aperta in violazione del Decreto 73/2005”, aggiunge la LAV.

La LAV sollecita inoltre il Ministero dell’Ambiente a prendere in seria considerazione il problema della sistematica violazione della norma comunitaria e nazionale sui giardini zoologici nel nostro Paese.

Come già rilevato fin dal 2010 dalla LAV e la sua organizzazione partner, Born Free Foundation, infatti, in Italia sono moltissime le strutture che detengono ed espongono al pubblico animali selvatici pericolosi contrariamenti alla normativa vigente, spesso in situazioni inaccettabili dal punto di vista del benessere animale. Queste violazioni del diritto europeo sono già state oggetto di due denunce alla Commissione Europea, depositate dalla due associazioni nei mesi scorsi.


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