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“Nel Pnrr manca il Sud”: la lettera dell’arcivescovo di Napoli al governo
21 Lug 2021 20:58

  • L’arcivescovo di Napoli, Domenico Battaglia, ha mandato una lettera al governo
  • Nelle sue parole critica l’assenza di attenzione al Sud nel Pnrr
  • Alla base del suo modello ideale vi è l’importanza del contatto coi cittadini

“Come prete e come uomo del Sud sento – vorrei tanto sbagliarmi – che a questo Piano ‘nazional-europeo‘ manchi il Sud”. Così scrive l’arcivescovo Domenico Battaglia in una lettera indirizzata ai politici. Secondo il sacerdote, infatti, nel Piano nazionale di ripresa e resilienza mancherebbe un’attenzione al meridione.

Battaglia: “Se manca il Sud, mancano i poveri”

L’arcivescovo Battaglia, infatti, crede che al Pnrr “manchi il Sud nella sua specificità di questione morale e politica e, quindi, democratica. E se manca il Sud in quanto tale, mancano anche i poveri“, come riporta Repubblica. Allo stesso tempo, continua, il Mezzogiorno non sarebbe un luogo da risollevare o rendere motore trainante di un processo di rinnovamento. “È il luogo, invece, dove si può compiere, insieme alle storiche riparazioni dei danni provocati, un’autentica opera di giustizia e di umanizzazione della Politica. Il luogo in cui può nascere, proprio per la consistenza delle risorse e degli strumenti europei, un nuovo modello di sviluppo fortemente proiettato alla costruzione del vero Progresso“.

“I poveri sono ovunque nel Paese – scrive – dispersi e nascosti nelle pieghe del proprio pudore e della ipocrisia di chi fa finta di non vederli, se non in qualche telegiornale, ingannevolmente di inchiesta, che li riprende davanti alle mense della Caritas, irrispettosi della loro dignità umana e di quella della ‘cittadinanza’ sequestrata”. I poveri, continua Battaglia, “sono anche le regioni povere, le terre inaridite e assetate dell’acqua che si perde nello spreco e nelle condotte inesistenti o rovinate. Le terre consumate dal cemento e dal cedimento per incuria o per devastazioni diverse”. “I poveri sono il lavoro. Quello che manca e quello dequalificato, quello sfruttato e quello mal pagato. Sono il lavoro che uccide nelle fabbriche ‘distratte’, nei cantieri insicuri, nei campi della nuova schiavitù“.

Un invito a una classe dirigente “aperta, colta, matura”

Il modello proposto da Battaglia richiede per essere messo in atto quella che lui definisce una “classe dirigente aperta, colta, matura, ‘innamorata’ della Bellezza”. Ciò deve passare attraverso la “valorizzazione delle proprie risorse. A partire da quelle, anche umane, già presenti nel territorio, che l’emergenza planetaria, al Covid preesistente, indicano quali ‘salvavita’. Sono le risorse che abbiamo colpevolmente dimenticato: la terra, madre sempre benigna e generosa, l’acqua sua figlia prediletta, il cielo con l’aria da ‘liberare’, il mare da restituire pienamente alla sua grazia così ricca di beni, i fiumi da proteggere dal rischio”.

E continua: “La Politica, se davvero vorrà riscrivere la storia di questi territori, avendo cura anche e soprattutto dei propri figli più fragili, dovrà riaccendere la fiamma della Speranza e ritessere i fili della Fiducia. Due elementi, Speranza e Fiducia, che sono al momento le vere risorse assenti nelle nostre comunità. Si tratta di ripartire dalle persone, e quindi dalle relazioni, riattivando i legami solidali tra i cittadini. Occorre restituire loro la dignità, e quindi l’orgoglio, di essere meridionali”.

Questo progresso non può allontanarsi da obiettivi anche di altro genere, come ad esempio la questione ambientale. “Ma per farlo – continua infatti Battaglia – occorre ripensare ad un modello di sviluppo che sia integralmente sostenibile, che parta dalla consapevolezza che ‘tutto è connesso’ riconoscendo la relazione profonda ed inscindibile tra la sfera sociale, spirituale, economica e ambientale, come pure quelle fra dimensione locale e dimensione globale“.

Il Sud, una terra che ha subito “ingiustizie”

In un richiamo alle politiche degli ultimi anni, l’arcivescovo ha inoltre precisato di aver assistito alle ingiustizie vissute dal Sud. “Ho visto – continua – chi considera il Sud una zavorra e non una risorsa, credendo di poter agganciare il treno dell’Europa abbandonando sul binario morto quella parte del Paese che in più di mezzo secolo gli ha offerto non soltanto le braccia per le industrie, ma anche le intelligenze per farlo diventare quel ricco e potente territorio che è”.

E fa presente l’impatto di questo “tradimento” sulla popolazione: “Del Sud ho visto, e vedo ancora, le terre arse e i volti di marinai e braccianti bruciati dal sole e dalla fatica ‘tradita’. E il viso triste di giovani in attesa. Uno sguardo triste il loro, ma non domo. Ho visto pure le solitudini degli abbandoni. E la condizione di isolamento, territoriale oltre che economico e politico, in cui il Sud viene ancora tenuto”.

“Un abbandono insistente – prosegue – anche se talvolta mitigato da promesse insincere o che si interrompono a metà, perpetrato da un potere e da una classe dirigente troppo distanti. Se davvero si vorrà costruire una nuova prospettiva di futuro, il modello di sviluppo dovrà vedere protagoniste le persone che formano le comunità, quale intreccio di relazioni, identità ed appartenenza”.

L’arcivescovo: “Fare della Politica la propria missione”

Secondo Battaglia i governatori dovrebbero “fare della politica la propria missione, la propria ‘più alta opera di carità'”. E ricorda la necessità immediata di un cambiamento in tal senso, perché “Nella vita delle persone e in quella della natura, non ci sono partite da giocare ai tempi supplementari e vincere poi ai rigori, come i nostri ragazzi hanno ‘eroicamente’ fatto in quel di Wembley, richiamando tutti al dovere gioioso dell’unità di popolo. Quell’unità sincera che commossi pur se preoccupati, abbiamo visto nello spettacolo del tricolore che ha camminato da cuore in cuore, da coro in coro, in tutte le piazze italiane”.

Si tratta, continua l’arcivescovo, di “Quell’unità che io auspico, con l’ausilio di forze politiche che operino concretamente ed esclusivamente per il bene dell’Italia, permanga nel tempo del pieno recupero dell’identità smarrita. Una identità bella, la nostra, che con il buon vento del Sud voli lontano e si mescoli felicemente in quella del popolo europeo”.

(Foto da https://www.chiesadinapoli.it/)


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