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Petrolio in Basilicata, accordo da 200 milioni. Ma si cerca via per la sostenibilità
14 Mag 2021 07:15

  • Nuovo accordo per la gestione del giacimento petrolifero della val d’Agri
  • Eni e Shell verseranno un contributo di 1,05 euro per ogni barile estratto
  • La Regione riceverà inoltre oltre 160 milioni di metri cubi di metano all’anno

L’estrazione di petrolio come un’opportunità di transizione ecologica. Sembra un controsenso, ma è la prospettiva che si sta aprendo in questi giorni per la Basilicata. Il nuovo accordo per la gestione del giacimento petrolifero della val d’Agri potrebbe infatti far entrare nelle casse della Regione fino a 200 milioni l’anno – tutti da reinvestire.

I numeri dell’accordo tra concessionarie e Regione

Eni e Shell, concessionarie dell’impianto, hanno firmato un accordo con la Regione che sarà retroattivo al 2019, anno in cui è scaduto di validità quello precedente (meno conveniente del nuovo). Le royalty di Regione (90%) e Comuni (10%) sull’estrazione varieranno a seconda delle quotazioni, e potranno arrivare anche a 140 milioni l’anno.

A questi guadagni si aggiungeranno fino a 700 milioni di entrate extra nei dieci anni di durata del nuovo contratto. Come riporta Il Sole 24 Ore, Eni e Shell verseranno un contributo di 1,05 euro per ogni barile estratto, e si impegneranno a mandare finanziamenti per 190 milioni (in due rate) per progetti di sviluppo sostenibile. La Regione riceverà inoltre oltre 160 milioni di metri cubi di metano all’anno.

Basilicata, i giacimenti e le prospettive future

Oggi ci sono due aree di estrazione del petrolio in Basilicata, la val d’Agri e il nuovo centro di Tempa Rossa (gestione Total-Mitsui-Shell). Si tratta di un business che da sempre segna il territorio, scatenando anche allarmi in merito alla salute dei cittadini e dell’ambiente. Qualcosa, però, potrebbe cambiare.

Utilizzare i nuovi fondi in arrivo per favorire la transizione energetica e l’innovazione tecnologica potrebbe essere quel quid che trasforma la Lucania in un centro più innovativo e, soprattutto, pulito. Lo fa notare anche Legambiente, che spinge affinché il futuro della valle sia diverso dalla realtà presente. “Lo scenario Val d’Agri 2029 deve essere senza nessun dubbio e ambiguità lontano dal petrolio”, ha infatti dichiarato il presidente della sede lucana dell’associazione Antonio Lanorte.

I dubbi di Legambiente

Soddisfatto il presidente della Regione, Vito Bardi. “Un rinnovo decennale con valore retroattivo – ha dichiarato – che, rispetto al passato, moltiplica almeno per sei i benefici economici in favore della Basilicata che deriveranno dall’accordo compensazioni con Eni-Shell. Oggi in Giunta abbiamo approvato un accordo che garantirà risorse importanti a tutti i lucani per affrontare al meglio l’emergenza economica e sociale post Covid”.

Ma non mancano le controversie. Se Bardi promette di avere una “idea di gestione delle risorse rivenienti dal petrolio finalizzata a garantire un’elevata tutela dell’ambiente e della salute”, Legambiente non sembra essere d’accordo. Antonio Lanorte lamenta infatti “approssimazione, incuria e disprezzo per il pubblico interesse alla salute e all’integrità dell’ambiente” fino ad oggi. E continua: “È fondamentale capire adesso in che modo la Basilicata intenda recuperare il tempo perduto sul fronte dei controlli, della sicurezza e delle bonifiche, costruendo un moderno sistema di monitoraggio, controllo e ripristino ambientale ed adottando organicamente strumenti di valutazione e prevenzione”.

(foto da: https://www.eni.com/eni-basilicata/chi-siamo/centro-olio-val-d-agri.page)


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