';

Pnrr e Sud, l’economista Amenta: “Attenzione alla qualità della spesa”
15 Mag 2021 09:45

  • Al Sud il 40% delle risorse del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza
  • Gli investimenti previsti basteranno a innescare un circolo virtuoso?  
  • Per l’economista Amenta bisogna fare attenzione alla qualità e non alla quantità della spesa

Il Piano di Ripresa e Resilienza ha destinato al Sud 82 miliardi di euro, il 40% di tutte le risorse territorializzate. L’obiettivo è quello di dare il via a una nuova stagione di riforme, che aiutino a ridurre lo storico divario tra Nord e Sud.

Del resto, il Mezzogiorno è un territorio dalla grande fragilità infrastrutturale. Il tasso di disoccupazione giovanile, in particolare quello femminile, è tra i più alti di Europa, i servizi essenziali sono scarsi o carenti. Gli investimenti degli ultimi anni non sono riusciti, infatti, a imprimere un reale cambiamento, spesso a causa dell’ingerenza politica nella gestione delle risorse.

Per il Sud un’occasione irripetibile per ripartire

I fondi destinati al Sud dal Recovery Plan si pongono obiettivi ambiziosi, come la semplificazione amministrativa, la riforma della giustizia, il rilancio della produttività delle PMI, il miglioramento del sistema di gestione di rifiuti, il contrasto al lavoro sommerso, la creazione e il potenziamento delle infrastrutture, a partire dall’alta velocità ferroviaria (con particolare riguardo alle tratte Salerno-Reggio Calabria, Napoli-Bari, Palermo-Catania-Messina e Taranto-Potenza Battipaglia), la realizzazione di asili nido, l’ammodernamento e la messa in sicurezza delle scuole, la riduzione del digital divide, la riforma del sistema sanitario e il potenziamento delle ZES (Zone Economiche Speciali).

Come ha sottolineato Carlo Amenta, professore dell’Università degli Studi di Palermo e Direttore dell’Osservatorio sull’economia digitale dell’Istituto Bruno Leoni, ai microfoni di Cristiana Alicata, all’interno della puntata “PNRR e SUD: sarà vera gloria?” della rubrica Mezzogiorno di Fuoco Liberi Oltre – Agorà, la presenza di infrastrutture, in territori così fragili, può davvero fare la differenza, poiché può incidere sulla crescita e migliorare la produttività.

Basti pensare alla carenza di collegamenti autostradali, portuali e ferroviari di cui soffrono molte regioni del Sud Italia, alla mancanza di servizi essenziali come gli asili nido, che costringono ancora oggi molte donne a scegliere tra famiglia e lavoro o alle lungaggini burocratiche, che spesso rallentano l’attività delle imprese.

Non si tratta semplicemente di una questione economica, è un “tema culturale”. Sapere di poter contare sullo Stato, su una rete di sostegno e su servizi e infrastrutture adeguati permette infatti di fare le proprie scelte con più libertà e guardare al futuro con ottimismo.

I fondi ci sono e ora vanno spesi

C’è chi afferma che il 40% delle risorse non sia sufficiente, ma il nodo cruciale, come ha ribadito il professor Amenta, è quello della “qualità della spesa”, non l’ammontare delle risorse. “Il tema è capire cosa non ha funzionato finora e cosa può fare il PNRR” di diverso rispetto al passato. “Non esiste una ricetta diversa per Il Sud”, ma risorse che vanno spese e che serviranno finalmente a realizzare le tanto agognate riforme.

Ora non ci si può più nascondere dietro la mancanza di fondi, le risorse ci sono e bisognerà usarle nel migliore dei modi, per rilanciare un’economia, che ha pagato dei costi ancora più alti a causa della pandemia.


Dalla stessa categoria

Lascia un commento