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Professionisti, l’anno nero: Sicilia in testa per attività chiuse
16 Mag 2021 07:37

  • Il 17 maggio si presenta il Report sulle professioni in Sicilia
  • Virgillito (Confprofessioni): Il 2020 è stato l’anno nero per le professioni in Sicilia
  • I professionisti pagano gli errori della burocrazia

I dati del sistema siciliano delle professioni saranno presentati il prossimo 17 maggio, nel corso di un webinar organizzato da Confprofessioni, al quale prenderanno parte le massime autorità della Regione Siciliana, a partire dal Presidente Nello Musumeci.  Con poco più di 1 milione 430mila unità, l’aggregato dei liberi professionisti, nel 2019, costituiva oltre il 5,5% delle forze lavoro in Italia e il 27% del complesso del lavoro indipendente. In Sicilia, i liberi professionisti rappresentano il 23% degli indipendenti, dato che si colloca al di sotto dell’aggregato nazionale. Nel mondo delle professioni, il Pil siciliano procapite si attesta attorno ai 14 mila euro  rispetto ai 38 mila di regioni come Valle Aosta e Lombardia.

Una crisi gravissima per i professionisti

Daniele Virgillito, commissario straordinario di Confprofessioni per la Sicilia, ha spiegato la gravità della crisi che agita il mondo delle professioni, nel corso della puntata di TalkSicilia. I professionisti in Sicilia sono stati messi in ginocchio non soltanto dalla pandemia ma anche dall’incapacità di fare sistema, creando cioè delle reti trasversali.

Confprofessioni è una confederazione che raggruppa più di venti associazioni di categoria. La pleatea degli iscritti è trasversale: dalle professioni legali a quelle dellì’ambiente e della sanità.

Sicilia in testa per professionisti che hanno chiusto

Per Virgillito la Sicilia delle professioni sta attraversando un dramma epocale, un dramma che in alcuni casi mette a rischio l’esistenza di intere categorie: “Abbiamo un triste primato, un primato che colloca la Sicilia in testa tra le regioni italiane, nel numero di professionisti che hanno chiuso l’attività. Nel secondo trimestre 2020, in Sicilia  più di 14 mila professionisti in Sicilia hanno dovuto chiudere il loro studio professionale. E’ il dato peggiore di tutta Italia. Anche se il Paese, nello stesso lasso di tempo, ha perso in totale 65 mila unità”. Si tratta di un saldo netto negativo: “In realtà negli altri anni c’era sempre stata una crescita. La situazione è ancora più complessa, perchè il contesto è aggravato dalle minori iscrizioni di nuovi giovani professionisti.  Non siamo di fronte a un ricambio per quiescienza naturale, si è fermata la spinta verso l’accesso alle professioni.  A pensarci bene si tratta di una crisi della dorsale del nostro sistema produttivo”.

Professionisti esclusi da leggi e regolamenti

La pandemia ha colpito duramente anche i professionisti. E il governo nazionale, fino all’avvento dell’esecutivo guidato da Mario Draghi, è rimasto inerte di fronte alle richieste di questo mondo. Leggi e regolamenti erano disegnate sul modello delle imprese, escludendo così nei fatti i liberi professionisti. Un problema che per Virgillito ha una radice antica. Nel caso dell’accesso ai fondi europei, si tratta di un errore della burocrazia. Rispetto ai sussidi e ai ristori in tempi di lockdown, per il responsabile di Confprofessioni si è trattato di una scelta politica: “Partiamo dai ristori, su questo tema c’è stata una lotta ideologica, portata avanti dal governo nazionale quando era presieduto da Giuseppe Conte.  Con la prima tornata dei ristori, nel momento del picco pandemico, le partite Iva iscritte agli ordini professionali hanno ricevuto una copertura minima, i famosi 600 euro erogati a pioggia. Fondi collegati alle nostre casse, in pratica ce li siamo pagati da soli. Si è trattato di una scelta deliberata. E’ rimasto inascoltato il grido d’allarme dei professionisti. Ricordo che il ministro Gualtieri intervenne sostenendo che non i professionisti non potevano avere accesso a questo tipo di fondi. 

I professionisti devono fare sistema

La politica è sembrata sinora incapace di far fronte ai bisogni di sostegno del mondo delle professioni. Virgillito, tuttavia, non nasconde errori commessi all’interno di quel mondo: “C’è anche una grossa responsabilità da parte dei professionisti che non riescono ad unirsi e fare sistema. Facciamo un esempio chiaro: con il Superbonus per la ristrutturazione della casa si mette in evidenza la mancanza di un modello organizzativo. Il singolo professionista difficilmente riesce a rispondere in maniera adeguatra alla complessità delle richieste degli utenti. Andrebbero create delle filiere trasversali. Il Superbonus prevede tanti interventi parcellizzati di professionalità diverse. I singoli non sono in grado di gestire. Vanno create delle società associate di professionisti. Paghiamo l’individualismo”.


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