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Sud, studio di Srm: puntare su mare, energia, turismo e ambiente per il rilancio
14 Ago 2021 07:52

  • I quattro pilastri per far ripartire l’economia del Mezzogiorno
  • I dati della ricerca compiuta dal Centro Studi SRM
  • Con gli 82 miliardi del Pnrr il Sud deve ripartire, ma stop agli sprechi

Il rilancio del Mezzogiorno passa dal consolidamento di  quattro pilastri portanti, asset su cui il Sud deve puntare per la sua ripresa. Mare, Energia, Turismo e Ambiente questi gli “ingredienti” che il Mezzogiorno deve utilizzare per andare a “meta”. Asset che sono stati individuati dal centro ricerche SRM, nel suo report “Panorama economico di mezz’estate del Mezzogiorno”. I ricercatori pongono una premessa obbligatoria: quei quattro assi potranno sviluppare una crescita virtuosa, soltanto se saranno applicati e utilizzati correttamente i fondi e le procedure previste dal Pnnr.

La rete portuale chiave per lo sviluppo

Il primo focus del centro studi legato ad Intesa SanPaolo è dedicato al mare. In particolare, l’attenzione dei ricercatori si è concentrata sull’economia marittima, che coinvolge  le reti portuali, la logistica e lo shipping. Per SRM, il Mezzogiorno deve puntare a un rafforzamento del suo sistema mare, per accrescere  la competitività dei suoi territori nel Mediterraneo. L’analisi compiuta dai ricercatori dimostra che si stanno accentuando i processi di reshoring, ovvero si accorciano le catene produttive all’interno dell’area euro-mediterranea. Questa modalità consentirà agli scali portuali del Sud di diventare strategici per il traffico nazionale di merci e l’import export delle industrie del territorio. Già oggi, il 65 per cento della produzione italiana importata viaggia via mare, mentre le importazioni sono stimate attorno al cinquanta per cento.  

Energia e ambiente, il Sud traina il Paese

Dal punto di vista dell’energia, l’analisi di SRM spiega che proprio al Sud si concentra oltre il 40 per cento di energia pulita prodotta nel nostro Paese: il Mezzogiorno vale il 37,4% della potenza fotovoltaica, il 96,5% della potenza eolica ed il 27,2% della potenza degli impianti a bioenergie.

Parlando di ambiente, i dati raccolti dal centro studi indicano in oltre 23 miliardi di euro il valore aggiunto della “bioeconomia” nel Mezzogiorno. Un settore, questo, che dimostra anche notevole capacità nell’assorbire quote di lavoro: gli addetti a produzioni bio sono oltre 732mila, pari al 10,7% degli occupati complessivi meridional ed a ben il 36,4% del dato nazionale. Inoltre, su un campione di 300 imprese manifatturiere del Sud intervistate da SRM, il 34% dichiara di aver effettuato investimenti nell’ultimo triennio con forte propensione (circa il 50% degli investimenti) all’innovazione e alla sostenibilià.

Per quel che riguarda il settore turistico, il peggio sembra essere passato. Secondo le analisi di SRM, nel 2020, l’anno della pandemia il Mezzogiorno ha rappresentato circa un quarto dei flussi turistici nazionali con oltre 10,7 milioni di arrivi e 40,6 milioni di presenze. Le stime già per il 2021 evidenziano una crescita della domanda turistica pari a circa 58,3 milioni di presenze.

“I dati – commenta Paolo Scudieri, presidente SRM – dimostrano che esiste un Mezzogiorno che nonostante tutto riesce ad essere competitivo. La fase di ripresa economica a livello nazionale, con il supporto delle risorse del Pnrr e delle riforme necessarie a modernizzare il Paese, puo` essere la vera occasione per consentire un recupero almeno parziale dello storico gap con il resto di Italia e permettere al Mezzogiorno di contribuire alla ripartenza dell’intero Paese”.


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