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La favola di Berardi, dal calcetto al sogno della serie A
06 Nov 2013 07:42

Dieci mesi fa il suo Sassuolo militava ancora in serie B, benché fosse avviato a una promozione poi puntualmente arrivata. «La sua è la classe 1994. Per il calcio italiano un’annata da dimenticare, legata alla più dolorosa e amara debacle che gli almanacchi ricordino. Il 17 luglio, al “Rose Bowl” di Pasadena, la Nazionale perse dal dischetto, contro il Brasile, la finalissima dei Mondiali americani. Un intero Paese “tradito” dai prìncipi dei rigoristi: Baresi, Massaro e Roby Baggio. Tredici giorni dopo – l’1 agosto – nell’ospedale di Cariati Domenico Berardi emise il suo primo vagito»: era lo scorso gennaio e sul Corriere della Calabria Giampaolo Latella raccontava la storia del “ragazzo di Calabria” cresciuto a pane e calcio e nel mito dell’Inter tra Bocchigliero, Longobucco e Mirto Crosia (sullo Jonio cosentino).

Ora che i neroverdi del patron della Mapei e presidente di Confindustria Giorgio Squinzi sono in A, Domenico – ex Primavera del team emiliano e dal luglio 2012 stabilmente aggregato in prima squadra – sta continuando a farsi notare: oltre che per i gol (domenica scorsa la tripletta contro la Sampdoria lo ha portato a quota 5 da inizio campionato), anche per l’aria da bravo ragazzo. Così giovane, peraltro, è già padre (il figlio si chiama Luigi come il nonno, dipendente Anas; la mamma di Domenico, Maria, è casalinga).

A 11 anni Berardi fu notato dagli osservatori della Juventus, ma per convincere la famiglia a mandarlo fuori regione ci vollero ancora quattro anni: l’opera di persuasione riuscì al responsabile degli Allievi del Sassuolo. Da allora distanze e prospettive si sono dilatate, sembrano passati anni luce, tanto più che – nella puntuale e ricorrente ridda di voci di passaggi a club di prim’ordine, Juve in primis – spesso il nome di Berardi si associa a una squadra estera.

Adesso, con un’esperienza già maturata nella Nazionale under 19, lui è pronto per seguire le orme dei campioni calabresi dell’ultimo quindicennio, da Perrotta a Iaquinta, da Fiore a Gattuso.

Ha raccontato Valter Leone sul Quotidiano della Calabria che, a cavallo tra le stagioni 2009-2010 e 2010-2011, Berardi passa da Cosenza (con il sogno di indossare la maglia rossoblù dei lupi) ma ad accordo quasi fatto «si scopre che non c’è la disponibilità economica per ospitarli in foresteria. E così Berardi se ne va a Modena, dal fratello» Francesco, di qualche anno più grande. Durante una partita a calcetto viene notato, una seconda volta, a qualche anno di distanza da quella partitella tra amici in Calabria. E il sogno ricomincia.


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