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La storia degli Averna, dal carosello al successo. Fino alla Campari
16 Apr 2014 09:46

Lo slogan commerciale più ripetuto assicura che l’amaro Averna contiene l’essenza del “gusto pieno della vita“. Per arrivare a tanto l’azienda siciliana ha impiegato un secolo e mezzo. E solo ora, dopo tante voci, ha deciso di passare la mano vendendo il marchio alla Campari.

Nel 1802, da un’agiata famiglia di commercianti di tessuti, nasceva Salvatore Averna. Cresciuto nel clima operoso della Caltanissetta dell’epoca divenne uno dei membri più attivi della comunità, giudice di pace e benefattore del convento dell’Abbazia di Santo Spirito. Qui, secondo una tradizione antichissima nata nelle abbazie fortificate benedettine e diffusa in Europa attraverso i conventi cistercensi e cluniacensi, i frati producevano, con una ricetta segreta, un elisir di erbe che, pur essendo “amaro”, era buono e possedeva, nelle credenze popolari, doti toniche e terapeutiche.

Nel 1859, in segno di riconoscenza, i frati decisero di consegnare a Salvatore la ricetta dell’infuso e nel 1868 iniziò la produzione per gli ospiti di casa Averna. Fu Francesco Averna, figlio di Salvatore, che prese l’iniziativa per far conoscere l’Amaro, partecipando a diverse fiere, in Italia e all’estero. Durante una visita privata del re Umberto I, nel 1895, l’amaro siciliano era già molto conosciuto, e Francesco ricevette una spilla d’oro con le insegne di casa Savoia. Dopo altri successi, nel 1912 Vittorio Emanuele III concesse alla Società Averna di apporre lo stemma reale con la scritta “Brevetto della Real Casa” sulla etichetta del proprio liquore.

La Società Averna divenne così Fornitrice della Real Casa. Tutti questi riconoscimenti, nel corso degli anni, portarono Francesco a ridisegnare l’etichetta iniziale dell’Amaro arricchendola di tutti questi attestati e riconoscimenti. Alla morte prematura di Francesco, la moglie, Anna Maria, prese le redini dell’azienda. Anche se presto fu aiutata dai giovani figli, lei rappresentò un esempio più unico che raro di imprenditrice, donna, nel cuore della Sicilia di inizio novecento.

La terza generazione, cioè i figli di Francesco: Salvatore, Paolo, Emilio e Michele consolidarono il successo dell’amaro e contribuirono all’evoluzione aziendale anche attraverso le difficoltà dei due conflitti mondiali, tant’è che l’azienda continuò la produzione senza mai fermarsi, trovando anzi il modo di avviare l’attività di esportazione in America. Nel 1958 l’Azienda Averna divenne una società per azioni (la Fratelli Averna S.p.a) e qualche anno dopo fu anche costruito un nuovo stabilimento.

La quarta generazione degli Averna (cioè quella che tuttora aveva in mano le redini dell’azienda), ha mantenuto tale posizione sul mercato, consolidandola ulteriormente attraverso una gestione basata anche sulla diversificazione dei prodotti Ma la svolta arrivò nel 1968 quando la Rai concesse agli Averna i primi spazi pubblicitari televisivi, dapprima in tarda serata e poi all’interno di “Carosello”.

E fu un successo: l’amaro siciliano dal gusto forte e misterioso riuscì a conquistare una quota del 17 per cento del mercato nazionale e a superare quindi la concorrenza di grandi marchi dell’industria alcolica. Dagli anni Settanta, con la costruzione dello stabilimento di via Xiboli e il sostegno delle campagne pubblicitarie, Averna ha compiuto un altro balzo in avanti: all’amaro tradizionale si sono affiancati altri prodotti, dalla grappa alla sambuca, dal limoncello alla crema di amaro. Poi è arrivato anche l’acquisto della Pernigotti, uno dei marchi simbolo nell’industria dolciaria italiana, che sarà venduta ai turchi nel luglio scorso.

La cessione è arrivata in una fase in cui la gestione dell’azienda, che aveva legato il proprio marchio alla storia imprenditoriale di Caltanissetta, si è dovuta confrontare con il mercato globale e con nuove strategie industriali. A Caltanissetta, del resto, era rimasto il centro operativo. Le nuove linee produttive e commerciali della società si erano già spostate in Emilia, in Lombardia, in Piemonte.

In Sicilia era stato mantenuto, nello stabilimento della vallata di Xiboli, la produzione dell’amaro: quasi un legame romantico con il sito da cui tutto era cominciato.

Oggi, con la cessione alla Campari, si chiude la parabola imprenditoriale di uno dei simboli positivi della Sicilia.


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