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Le cose belle di Napoli in un film
17 Giu 2014 08:12

Napoli ”ormai è un format, ma noi non eravamo all’inseguimento degli stereotipi. Ci siamo innamorati di questi personaggi, che resistono al di là del disagio, raccontiamo fiori tra le rovine. Le cose belle sono loro”. Lo dice Agostino Ferrente, regista con Giovanni Piperno del documentario ‘Le cose belle’, che dopo il debutto nel 2012 alla Mostra di Venezia nelle Giornate degli Autori e aver vinto vari premi (il 19 giugno riceverà anche il Cariddi d’oro come documentario dell’anno al Festival di Taormina), uscirà in sala il 26 giugno in 10 copie, distribuite da Luce Cinecittà.

Il film non fiction ha le sue radici in un precedente documentario dei due cineasti per la Rai nel 1999, Intervista a mia madre, sulla vita quotidiana di quattro giovanissimi napoletani, due 12enni, Enzo e Fabio e due 14enni, Adele e Silvana. Ferrente (L’orchestra di Piazza Vittorio) e Piperno (Il pezzo mancante), dieci anni dopo, sono tornati dai quattro protagonisti per mostrarli da giovani adulti.

Nel 1999 molto tempo per il documentario se n’era andato per il casting. Avevamo visto tantissimi ragazzini (circa 400) e scelto loro quattro, perché erano stati gli unici che non ci avevano dato risposte standard sul futuro, che non sognavano solo di fare i calciatori o le modelle – spiega Piperno -. Ci era rimasta la voglia di approfondire la loro storia, anche se non tutti all’inizio erano entusiasti di tornare a raccontarsi”.

Enzo, che da bambino si esibiva con il papà nella ‘posteggia‘ (andare a cantare nei ristoranti), lo ritroviamo ventenne con un lavoro da venditore di contratti telefonici porta a porta; Adele poco considerata in famiglia da bambina, è diventata a sua volta mamma, e mantiene la sua piccola esibendosi come ballerina la sera nei night; Silvana sempre immersa nei guai familiari, dalla madre malata al fratello in carcere minorile; Fabio, che dopo avere affrontato traumi come la morte improvvisa del fratello, non sa che strada prendere. Nel 1999 ‘‘eravamo nel pieno fulgore bassoliniano con Napoli che sperava di rilanciarsi. Tornare dieci anni dopo e trovare la città sommersa dall’immondizia è stato doloroso. Ma già nel 1999 i ragazzi sapevano di avere davanti un futuro non facile. E oggi, anche nella catastrofe, ci sono cose belle, raccontiamo quella forza vitale” dice Piperno.

La produttrice Antonella Di Nocera, che spera di portare il film anche nelle scuole, sottolinea che nella sua città ”non c’è solo Gomorra. La serie pur essendo ispirata a fatti reali, parla di cose successe in 16 -18 mesi. Non andrebbe rapportata a una realtà quotidiana”. Oggi in conferenza stampa mancavano Adele e Silvana: ”Silvana non se la sente di rivedere il suo passato, perché ha una vita nuova con un nuovo compagno, e Adele è in Sicilia, dove il suo compagno ha un impiego stagionale”. Enzo invece spiega che il film ”ha cambiato la mia vita. Dopo averlo visto, ho ripreso a cantare. Avevo smesso perché mi sembrava di chiedere l’elemosina e invece ho capito quanta dignità ci fosse in quel lavoro”. E anche Fabio, appena diventato papà ha più fiducia per il futuro: ”Non voglio che mia figlia ripeta i miei errori


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