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Cosa resterà di Sanremo 2020?
12 Feb 2020 19:29

In un Sanremo nato tra le polemiche che fortunatamente ha visto il dibattito entrare in molti casi nel merito, sono pochissime le cose che ricorderemo.

Ovviamente tutti ricorderanno l’episodio tra Morgan e Bugo e solo in pochi cercheranno di capire la motivazione che Morgan ha spiegato dettagliatamente durante la conferenza stampa avvenuta subito dopo quella di Bugo e del suo management.

Ovviamente, o almeno spero, ci si ricorderà la standing ovation per Vincenzo Mollica, uno dei pochi narratori della bellezza dell’arte italiana in tutte le sue sfaccettature. (Leggi anche: Sanremo omaggia Vincenzo Mollica, il “narratore della bellezza”)

 Un Sanremo tenuto in piedi dagli ospiti dove sono poche le canzoni le possiamo definire tali e tanti sono stati i “prodotti discografici” e le performance di puro spettacolo.

Un festival che ha visto trionfare un pugliese e la chi arriva dalla gavetta della musica indipendente italiana che ha finalmente trovato qualcuno che la rappresenti visto anche le dichiarazioni subito dopo la vittoria del Festival.

Diodato ha dichiarato:””Nella vita ho avuto tante batoste, ho suonato in condizioni estreme, anche con pochissimi spettatori. Sono le cose che ho vissuto e ho imparato. Ho imparato a vedere otto persone davanti a me e a suonare per quelle otto persone, che avevano comprato il biglietto per me”. (Leggi anche: Ignorati, sottopagati e snobbati: ecco le vite degli artisti indipendenti in Italia)

La vincitrice morale e le poche canzoni di qualità.

Sicuramente, la vincitrice morale di questo festival, poco rappresentato dalle donne della musica, è Tosca che con una interpretazione magistrale ha portato sul palco una canzone di Pietro Cantarelli, musicista compositore e discografico italiano noto per collaborato per anni con Ivano Fossati e altri veri Big della musica italiana.
Un peccato, quasi un’eresia, che a Tosca non sia andato il Premio della critica intitolato a Mia Martini, uno dei premi più importanti al Festival di Sanremo.

Scorrendo dall’alto verso il basso della classifica finale, c’è la canzone de Le Vibrazioni scritta da un autore affermato come Roberto Casalino che ha fatto la fortuna di molti artisti italiani negli ultimi anni.

Irene Grandi ha portato se stessa e, anche lei come indipendente, al Festival di Sanremo con una canzone scritta da uno dei più grandi autori della musica italiana che corrisponde a Vasco Rossi e arrangiata da uno dei figli artistici di Lucio Dalla, vincitore del Festival di Sanremo 2016.

Tre vittime della classifica finale di Sanremo 2020

Ci sono poi tre vittime illustri della classifica finale come Marco Masini, Rita Pavone e Michele Zarrillo.

Marco Masini ha portato una grande canzone e potremmo dire che ha portato se stesso sul palco di Sanremo.

Rita Pavone, una delle più grandi artiste viventi in Italia, ha portato una canzone scritta dal figlio e ha dimostrato la grande energia dando una lezione di vita e di musica ai tanti artisti e pseudo tali..

Michele Zarrillo con una bella canzone è stato penalizzato da una “confusione orchestrale” più che da un accompagnamento ha influito negativamente sulla performance durante  serate del Festival.

Malissimo, almeno nella classifica finale del Festival di Sanremo, tutti quelli che arrivavano dei talent oltre ad un Elettra Lamborghini che ha portato solo un po’ di spettacolo sul palco.

A salvarsi tra quelli venuti fuori dei talent è stata solo Elodie che con una canzone scritta da Mahmood e Dario “Dardust” Faini (arrangiatore anche della canzone di Rancore) è cresciuta nelle serate riuscendo a fare sua questa canzone.

Malissimo la sezione “Giovani” che sono stati snobbati dal Festival e addirittura resi quasi invisibili in una scaletta e un regolamento che ha dato solo spazio ai “Big”, agli ospiti e agli interventi di Fiorello.

Un tarantino e una canzone su Taranto.

Una canzone su Taranto è un tarantino vincitore: possiamo dire facilmente che le canzoni che moralmente e non solo hanno vinto il festival arrivano dalla Puglia e sono quelle di Antonio Diodato (“Fai rumore” e Gabriella Martinelli e Lula (“Il gigante d’acciaio”).

Non ci resta che sperare, nuovamente e come ogni anno, in un Sanremo 2021 migliore in cui la musica sia davvero al centro dell’attenzione e non sia solo un lasso di tempo pari ad uno spot pubblicitario vista l’enorme confusione di intrattenimento portata al Festival della direzione artistica firmata da Amadeus.

Siamo ancora ben lontani dal vedere un Festival improntato in funzione della musica italiana e che rappresenti realmente un panorama bistrattato e ignorato che si ritrova a canticchiare prodotti e non canzoni.

Come disse Chiambretti “Comunque vada sarà un successo” e potremmo dire che con tutto quello che è successo a Sanremo è stato davvero un trionfo per chi guarda solo i numeri e non la sostanza.


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