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Identità e memoria: da Carlo V precursore dell’Europa unita, al 60° anniversario dei Trattati di Roma
09 Mar 2017 17:18

Serata  di grande spessore quella organizzata lo scorso 7 marzo  dall’ANCRI (Associazione Nazionale Cavalieri Ordine al Merito della Repubblica) sezione di Foggia, presieduta dal Cav. colonnello Aurelio Vietri, nella prestigiosa Sala del Tribunale di Palazzo Dogana  a Foggia. Relatrice dell’evento la professoressa commendatore Rosa Nicoletta Tomasone, presidente del Centro Culturale “L.Einaudi” di San Severo, vice presidente europea e coordinatrice italiana della Rete di Cooperazione dell’Itinerario Culturale europeo “Le Vie di Carlo V”  riconosciuto dal Consiglio d’Europa.

Il colonnello cavalier Aurelio Vietri, con questa Cerimonia di buon compleanno dell’ANCRI, ha inteso inserire l’Associazione nel contesto europeo ed internazionale e la scelta della relatrice si inserisce nel solco della condivisione degli stessi valori. L’evento ha richiamato un folto pubblico dall’intera Puglia e dalle regioni vicine, insieme alle principali autorità civili e militari del territorio. Durante il suo intervento, la Tomasone ha tracciato un percorso lungo gli avvenimenti che hanno portato alla nascita dell’Europa, partendo dal ruolo storico dell’imperatore Carlo V. Un viaggio tra “identità e memoria” per la ricerca delle nostre radici, per conoscere da dove veniamo e chi siamo. Per capire qual è il nostro ruolo nella società e quale futuro possiamo progettare per i giovani. Al centro del discorso, c’è la figura storica dell’imperatore Carlo V, che governò dal 1516 al 1556.

Rosa Tomasone ha citato il pensiero dello storico Franco Cardini dal  libro “Le radici perdute dell’Europa, da Carlo V ai conflitti mondiali” (Mondadori 2006) in cui si definisce Carlo V come “precursore dell’Europa unita, ultima ipotesi concreta per una unificazione europea che avrebbe forse evitato la stagione degli stati nazionali e il disastro delle due guerre mondiali”.

In questo particolare momento storico, che vede a rischio l’unità europea – ha detto la Tomasone – urge riflettere sul perché oggi si torni a guardare all’Europa con strumenti ideologici, politici e diplomatici di stampo nazionalistico. Mentre i nostri padri hanno sognato, dalle sconfitte, un mondo di pace e di non perdenti”.

E’ stata poi messa in evidenza la modernità del pensiero di Carlo V. Altri riferimenti sono stati fatti sul tema dell’Europa unita e sulle guerre nel Mediterraneo, che si pensavano concluse con la battaglia di Lepanto e che invece sono vive ancora oggi anche se sotto dinamiche diverse. “Si impone una più approfondita conoscenza delle dinamiche che caratterizzarono un periodo storico che ci riguarda tutti – ha spiegato la Tomasone – sia perché ne abbiamo subito la dominazione sia perché portiamo i segni di una profonda identità culturale, sia perché siamo chiamati a confrontarci con chi ogni giorno attraversa il continente liquido che chiamiamo Mediterraneo

La relatrice, nel soffermarsi sull’importanza della memoria,  considerata una categoria della conoscenza, ha citato lo storico Paolo Mieli ed il suo lavoro “In guerra con il passato” in cui sostiene che “niente è più moderno della memoria, unica promessa di permanenza a nostra disposizione. E’ attraverso la memoria  che cerchiamo di riconciliarci con il nostro passato, con il mondo che abbiamo perduto e con le tracce misteriose che conservano il segreto della nostra identità. Ed è la memoria che rende il presente a se stesso e ci permette di preparare l’avvenire”.

L’intervento è proseguito con la presentazione delle tracce dell’idea di Europa unita nella storia e nei suoi protagonisti, analizzando gli elementi comuni in cui i vari popoli possono riconoscersi, concludendo che l’unico elemento che ci accomuna è “la pluralità delle idee che favorisce la libertà di ciascuno nel pensiero e nel giudizio”. Concetto sostenuto dal filosofo bulgaro, da poco scomparso, Tzvetan  Todorov.

Il commendatore Rosa Nicoletta Tomasone è passata, infine, ad individuare i sogni infranti della politica che hanno portato a deviare il corso della storia: dalla pace sempre difficile da raggiungere, ai conflitti mondiali ed all’esigenza di un processo di integrazione europea sentito dai nostri Padri, dopo la seconda guerra mondiale, per prevenire nuovi conflitti in Europa, riavvicinando Francia e Germania, i maggiori antagonisti continentali delle due guerre mondiali. Processo di integrazione che trovò la sua realizzazione  con diversi Trattati, sottoscritti dall’aprile 1951 a Parigi, dalla Conferenza di Messina del 1955 fino ad arrivare al 25 marzo  1957 con il Trattato di Roma e il trattato di Lisbona del 2009.

Il 25 marzo 2017 a Roma si celebrerà il 60° anniversario dell’Europa Unita, fra un coacervo di problemi, dubbi, incertezze, ma anche fra tante speranze. La Tomasone ha ricordato l’analisi di Antonio Armellini (ambasciatore e collaboratore di Altiero Spinelli) e di  Gerardo  Mombelli (impegnato da oltre 30 anni nelle istituzioni comunitarie) esposta nel libro “Né centauro né chimera”.

Come agire  oggi che gli inquilini che la abitano hanno idee tanto diverse sul futuro?”, si è domandata la Tomasone. C’è chi rivendica la “centralità della costruzione di una entità politica sovranazionale”, posizione messa in difficoltà dagli euroscettici. C’è chi parla di collaborazione tra Stati sovrani, mentre i Paesi dell’Est guardano al mercato ed alla salvaguardia dell’identità nazionale. In questo panorama cosa sarà della casa comune europea e dopo l’incontro di Versailles tra Italia, Francia, Spagna e Germania si parlerà ancora di Europa unita o solo di velocità e di stampelle? E che fine faranno i Trattati?

Dopo queste  considerazioni la Tomasone ha presentato l’Itinerario Europeo “Le Vie di Carlo V” e le sue ricadute sui nostri territori in termine di promozione culturale, turistica, economica, sociale.

La serata, che si era aperta con la sfilata di una delegazione del Corteo Storico del Centro L. Einaudi per le vie della città, si è conclusa con la rappresentazione  de “Il caso Tiberio de Lisolis e gli umori del popolo”, messo in scena dalla Compagnia teatrale “La finestra della cultura“, operante nello stesso Centro.

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