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Il Covid “frena” l’aumento dell’età pensionabile: ecco perché
09 Set 2021 11:39

  • Il Covid ha provocato una riduzione della speranza di vita
  • L’età pensionabile in Italia è collegata alle aspettative di vita
  • Per il prossimo adegumento non ci sarà un aumento dell’età pensionabile

La pandemia frena l’innalzamento dell’età pensionabile in Italia. Come scrive Italia Oggi “l’elevato (purtroppo) numero di morti per la pandemia, infatti, ha causato un brusco calo della ‘speranza di vita’ che, nell’anno 2020, si è ridotta di 1,2 anni, attestandosi a 82 anni: 79,7 anni per gli uomini e 84,4 per le donne”.

Il freno all’età pensionabile

L’età pensionabile, in Italia, è collegata alla speranza di vita e quindi un abbassamento di questo fattore provocherà un rallentamento nell’aumento dell’età in cui si potrà andare in pensione. In particolare, come spiega sempre Italia Oggi, ci sarà un un mini “recupero” di tre mesi nel biennio 2023/2024 (l’età pensionabile rimarrà agli attuali 67 anni), mentre nel biennio 2025/2026, quando sarebbe dovuta salire di sei mesi, si avrà un aumento di soli due mesi. Inoltre, il prossimo adeguamento dei coefficienti di trasformazione porterà i valori al 2013, quando erano più convenienti degli attuali.

Speranza di vita ed età pensionabile

Perché la speranza di vita incide sull’età pensionabile? In pratica, oggi, dopo le varie riforme del sistema pensionistico italiano, al variare del valore della speranza di vita varia anche l’età pensionabile: quando aumenta provoca a sua volta un incremento dell’età pensionabile. Finora gli aumenti dell’età sono stati nel 2013 (quando fu di due mesi), nel 2016 (quattro mesi) e nel 2019 (cinque mesi): quest’anno era previsto il quarto adeguamento ma, appunto, è saltato. Tutto questo si traduce in cifre molto semplici: fino al 31 dicembre 2022 si andrà in pensione a 67 anni tondi.

Speranza di vita e coefficienti di trasformazione

Per quanti riguarda, invece, il valore della pensione, cioè gli assegni mensilmente versati dall’Inps ai titolari, questi si agganciano ai coefficienti di trasformazione. E così si scopre che mentre finora i coefficienti di trasformazione avevano provocato sempre un taglio negli assegni, quindi provocando una diminuzione (oltre il 12% in tutto negli anni) a causa del Covid i coefficienti torneranno ai valori del 2013, quindi più vantaggiosi.


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