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Milano Bari. Bari Milano
22 Gen 2015 09:40

Aveva preso la patente per guidare i camion. Ne aveva acquistato uno, vendendo tutte le terre dei genitori. Un Turbostar Fiat, con rimorchio.

Lo utilizzava per trasporti medi e lunghi.

Il lavoro non gli piaceva, ma aveva uno zio che stava congedandosi dall’attività dopo quarant’anni e gli aveva lasciato in dote un nutrito gruppo di clienti. Il guadagno mensile era buono e ciò era bastato per quella scelta e quell’investimento economico.

Aveva iniziato la tratta Bari Milano per una grossa azienda e lo impegnava per tre giorni alla settimana.

Aveva ventotto anni Nicola, un fisico asciutto, temprato da dieci anni di vita in campagna, di duro lavoro. Quel camion, detto ormai tir, era stato il sistema per sfuggire a quell’asprezza. Stare su un camion per sfuggire ad un trattore. Il percorso di molti giovani del Sud, negli anni ’80. Ovvero la fuga dalle campagne, dove i loro avi lavoravano da tempo immemore.

Quando era a Milano, la sera, era di libera uscita. Non sapeva dove andare. All’improvviso una metropoli si sovrapponeva al suo paese, un borgo ai confini tra Puglia e Basilicata. Non c’era un acino che gli somigliasse.

Girava in metropolitana guidato dal suo fiuto. Vagava da un posto all’altro solo per il piacere di essere a bordo di quello strano treno sotterraneo.

Guardava la gente e vedeva tutti troppo diversi dagli altri. Il contrario dei suoi luoghi. E quella diversità lo divertiva.

Passava molto tempo in metropolitana. Si fermava alle stazioni, scendeva, vagava un po’ per il quartiere e poi passava a quattro cinque fermate successive. Ormai iniziava a memorizzare e conoscere i posti.

Una sera, nel vagone in cui viaggiava Nicola, entrò un giovane tarchiato e racchiuso in un giubbotto di pelle pieno di borchie. Si sedette su un seggiolino vuoto e si mise una sigaretta spenta in bocca.

Le fermate si susseguivano. La gente entrava ed usciva, erano circa le 19.00.

Ad un certo punto il vagone era semipieno. Il giovane borchiato e tarchiato, si alzò di scatto, estrasse un pistola, si diresse verso l’autista e da quella postazione gridò: “E’ una rapina! Buttate al centro del mezzo oro e soldi.”

Alcuni si mossero subito a versare quello che avevano, altri seguirono. Nicola rimase fermo.

Il giovane con la pistola puntata si avvicinò a quel montepremi e mise tutto velocemente in una busta che aveva con sè. Poi attese che arrivasse la fermata e scomparve.

Venne lanciato l’allarme, qualche passeggero si sentì male, Nicola non si mosse. Se non per esporre i documenti alla polizia.“Non ho niente da denunciare, io non ho dato nulla.”

Quel gesto non l’aveva colpito più di tanto, se non per la docilità con cui gli altri avevano consegnato la propria roba.

Continuò a fare su e giù per la tratta Milano Bari e Bari Milano. Dopo qualche settimane era ancora nella metropolitana per il suo passatempo preferito: osservare.

Ma d’un tratto scorse il tarchiato borchiato. Era seduto in un vagone dove Nicola era appena entrato. Allora gli si avvicinò lentamente e alla prima fermata lo afferrò di forza trascinandolo fuori dal mezzo. L’autista proseguì la sua corsa.

“Che vuoi?”Chi sei?” disse il tarchiato cercando di divincolarsi. In giro non c’era nessuno e v’era pure una penombra. Nicola estrasse il suo coltello e gli disse di seguirlo.

Lo portò verso l’ingresso della galleria, lontano da qualunque occhio. Gli puntò la lama alla gola e gli disse: “L’altro giorno in una rapina non ti ho dato un c…  oggi mi porti a casa tua e andiamo a riprenderci ciò che hai tolto a quei poveri cristi!….Ora muoviti attaccato al mio braccio, se mi scappi ti accoltello. Il colpo non lo sbaglio, stai tranquillo.”

L’uomo iniziò a camminare e percorsero più di un chilometro, fino ad arrivare ad un palazzo e poi ad uno stanzone ricavato nel vano terra.

“Ma io non ho più nulla di quella roba. Io smercio tutto subito!”

Nicola spinse l’uomo verso il muro, chiuse la porta e poi si mise a rovistare. “Se trovo qualcosa sei morto!”

Il giovane si mosse, si chinò ed iniziò a tirare fuori un sacco di roba e dei soldi.

“Bene, ora prendi questa roba, e andiamo via!”

Lo riprese a braccetto e lo portò verso la metropolitana. Salirono su un vagone e disse: “Ora poggia tutto al centro del mezzo e di alla gente che possono prendere”

Gli astanti videro un giovane disseminare di soldi e piccoli oggetti d’oro il pavimento del vagone. “Potete prenderli….a me non servono!”

Nessuno si mosse. Nicola, tenendo invisibilmente sotto tiro il tarchiato, lo invitò a scendere con lui alla fermata.

Cosa successe poi sul mezzo non poteva saperlo.

Spinse di nuovo il borchiato verso la galleria, al buio. “Ora sei libero. E ricorda, quando entri la prossima volta su un vagone con una pistola, guarda bene in faccia le persone. E prima di fare del male, impara a riconoscere chi può farti del male. Dalle mie parti chi maneggia la pistola come la maneggi tu, ha vita breve. Breve. Noi accettiamo la violenza solo da chi può permetterselo!”

Cambiò la tratta in Bari Torino e le sere le passava sul camion a guardare la tv. Non voleva più imporre la sua legge.

 

 


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