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Sotto “massima protezione” il giudice del Sud che ha condannato i terroristi
21 Gen 2015 07:56

Ha condannato cinque presunti terroristi islamici e ora è sotto «massima protezione».

Si tratta del giudice del Tribunale di Bari, Antonio Diella, il primo magistrato che in Italia, l’anno scorso, ha condannato 5 presunti terroristi legati alle cellule presenti in Belgio.

La decisione di rafforzare la sua scorta – racconta il Corriere del Mezzogiorno – è stata presa in prefettura nei giorni scorsi dopo che l’attentato a Parigi ha fatto scattare il massimo livello di allerta in tutta Europa.

Il giudice barese, lo scorso 14 settembre, ha emesso una sentenza di condanna nei confronti di 5 imputati accusati dalla Procura di Bari di associazione sovversiva finalizzata al terrorismo internazionale di matrice islamista. La condanna maggiore, 5 anni e 2 mesi, ha riguardato Hachemi Ben Hassen Hosni, già Imam della moschea di Andria, ritenuto dagli inquirenti collegato con le cellule terroristiche belghe.

Nel 2010 – racconta il quotidiano – al centro delle indagini della Procura barese e dei carabinieri del Ros finì una cellula terroristica di matrice islamica con base logistica ad Andria, all’interno di un call center.

L’indagine denominata «Masrah» (teatro), ha consentito di documentare come, a partire dal 2008, gli indagati si fossero associati tra loro allo scopo di compiere atti di violenza con finalità di terrorismo internazionale in Italia e all’estero, secondo i dettami di un’organizzazione transnazionale, operante sulla base di un complessivo programma criminoso politico-militare, caratterizzato da sentimenti di acceso antisemitismo e antioccidentalismo e dall’aspirazione alla preparazione ed esecuzione di azioni terroristiche da attuarsi contro governi, forze militari, istituzioni, organizzazioni internazionali, cittadini civili ed altri obiettivi – ovunque collocati – riconducibili agli Stati ritenuti «infedeli» e nemici; il tutto nel quadro di un progetto di «guerra santa» («jihad»).

In particolare – secondo gli investigatori – centrale nella attività del sodalizio è il proselitismo, la formazione e l’addestramento finalizzati a formare in ciascun adepto un potenziale autore di iniziative terroristiche anche al di fuori di una rigida preordinazione organizzata da parte dell’intero nucleo associativo.

Nel corso del processo è stato documentato il ruolo apicale rivestito, all’interno della «cellula», dal tunisino Hachemi Ben Hassen Hosni, già imam della moschea di Andria e gestore di un call center sito, non solo riguardo alla sua costante e continua opera di proselitismo e indottrinamento finalizzata a formare «nuovi» adepti e consentire loro di raggiungere i territori della «jihad», con una preparazione, anche psicologica e ideologica, tale da permetterne l’immissione nel circuito terrorista, ma anche per i suoi collegamenti e rapporti con personaggi di rilievo del terrorismo internazionale.


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