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Pnrr, Missione 4: 31,9 miliardi per istruzione e ricerca
01 Giu 2021 07:36

  • Obiettivo principale: accorciare le distanze tra istruzione, imprese e territori
  • Borse di studio, progetti di ricerca e dottorati innovativi per frenare la fuga dei cervelli
  • Più asili nido, centri d’eccellenza e innovazione tecnologica

La Missione 4 del Pnrr, a cui saranno destinati 31,9 miliardi di euro (30,9 miliardi dal Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza e 1 miliardo dal Fondo complementare), rimette al centro la stretta relazione tra istruzione e mondo del lavoro, prevedendo un rafforzamento globale dei sistemi di ricerca, ancora poco legati al tessuto imprenditoriale, investimenti in innovazione e competenze, interventi per ridurre la dispersione scolastica e potenziare i sistemi di formazione professionale terziaria (ITS) e misure per favorire l’accesso all’istruzione universitaria.

La situazione in Italia

Oggi il nostro Paese presenta vistose carenze strutturali nell’offerta dei servizi e istruzione primarie, soprattutto al Sud. Questo scoraggia l’ingresso delle donne, già gravate dai carichi familiari, nel mercato del lavoro. Creare nuove strutture ed estendere il tempo pieno potrebbe, invece, aiutare a invertire la rotta e favorire la crescita dell’occupazione femminile.

Un altro gap evidente è quello relativo alle competenze di base e all’alto tasso di abbandono scolastico, che sono tra loro strettamente interconnessi, dato che la mancata acquisizione di basic skills è annoverata tra le principali cause dell’abbandono scolastico.

Il tasso di abbandono scolastico raggiunge il 3,8% nelle scuole secondarie di primo grado e aumenta progressivamente nei cicli di istruzione successiva. In Italia, la percentuale di giovani tra i 18 e 24 anni, che hanno un livello di istruzione non superiore a quello secondario di primo grado è del 14,5%, contro la media europea del 10%.

Gli studenti italiani di 15 anni si collocano, inoltre, al di sotto della media OCSE in lettura, matematica e scienze, con ampie differenze territoriali (risultati migliori della media OCSE al Nord ma molto inferiori al Sud), oltre a mostrare evidenti carenze anche nelle abilità di comunicazione e comprensione logica.

Si rilevano carenze anche nell’istruzione terziaria (giovani tra i 25 e i 34 anni che possiedono un titolo di studio di livello terziario in Italia è pari al 28% rispetto all 44% di media nei paesi dell’OCSE), a causa sia della scarsa offerta formativa professionale avanzata, ma anche di servizi di orientamento e di transizione dalla scuola secondaria all’Università non adeguati. Ad acuire questo divario contribuiscono anche il sottodimensionamento dei servizi residenziali per gli studenti universitari e l’esistenza di ostacoli di tipo economico, motivo per cui sarebbe necessario investire in nuovi alloggi per studenti e in borse di studio per universitari e ricercatori.

Molti giovani qualificati, che hanno conseguito il dottorato in Italia, ogni anno scelgono di trasferirsi all’estero. Un vero e proprio paradosso considerato che il 33% delle imprese italiane lamenta difficoltà di reclutamento proprio a causa della mancanza di competenze specialistiche. Appare, dunque, sempre più necessario arginare la progressiva perdita di talento scientifico e tecnico, soprattutto giovanile.

Un altro aspetto da tenere in considerazione è il basso livello di spesa in R&S (1,4% contro la media OCSE del 2,4%), sia nel settore pubblico che privato, così come la ridotta domanda di innovazione e capitale umano altamente qualificato da parte del mondo delle imprese, per via della struttura stessa del tessuto industriale, costituito in prevalenza da PMI, che hanno una maggiore propensione a contenere i costi e una limitata cultura dell’innovazione.

Infine, l’Italia a causa dei diversi problemi strutturali e organizzativi stenta a integrare i risultati offerti dalla ricerca nel sistema produttivo e questo impedisce il trasferimento tecnologico e la sua valorizzazione in termini di brevetti, accordi commerciali e creazione di nuove imprese.

Le linee di intervento della Missione 4

La strategia della Missione “Istruzione e ricerca” poggia sui seguenti assi portanti:

  • miglioramento qualitativo e ampliamento quantitativo dei servizi di istruzione e formazione;
  • miglioramento dei processi di reclutamento e di formazione degli insegnanti;
  • ampliamento delle competenze e potenziamento delle infrastrutture scolastiche;
  • riforma e ampliamento dei dottorati;
  • rafforzamento della ricerca e diffusione di modelli innovativi per la ricerca di base e applicata condotta in sinergia tra università e imprese;
  • sostegno ai processi di innovazione e trasferimento tecnologico;
  • potenziamento delle condizioni di supporto alla ricerca e all’innovazione.

Questi obiettivi sono a loro volta articolati in due componenti strategiche:

  • il potenziamento dell’offerta dei servizi di istruzione: dagli asili alle università, che mira a rafforzare l’offerta formativa, puntando sul miglioramento delle competenze del corpo docente, sulla riforma del sistema di reclutamento e i meccanismi di formazione obbligatoria del personale scolastico, ma anche sull’investimento in infrastrutture e strumenti tecnologici a sostegno della didattica e sul potenziamento dei dottorati di ricerca;
  • il passaggio dalla ricerca all’impresa, che intende favorire una crescita economica basata su un modello di sviluppo fondato sulla conoscenza, con un significativo aumento del volume della spesa in R&S e un più efficace livello di collaborazione tra la ricerca pubblica e mondo imprenditoriale (semplificazione nella gestione dei fondi e maggiore mobilità di figure di alto profilo tra Università, centri di eccellenza e imprese).

Potenziamento dell’offerta dei servizi di istruzione: dagli asili alle Università

In particolare, gli obiettivi di questa componente possono essere così sintetizzati:

  • aumentare l’offerta di posti negli asili nido e nelle scuole dell’infanzia ed estensione del tempo pieno nella scuola primaria. In questo modo verrà offerto un concreto aiuto alle famiglie, incoraggiando l’occupazione femminile e la conciliazione tra vita familiare e vita professionale;
  • potenziare le infrastrutture per lo sport a scuola, a partire dalle prime classi delle scuole primarie, colmando i divari territoriali, promuovendo stili di vita salutari, così da contrastare la dispersione scolastica, garantire l’inclusione sociale, favorire lo sviluppo del potenziale di ciascun individuo. Le strutture sportive scolastiche potranno, inoltre, essere messe a disposizione dell’intera comunità;
  • misurare e monitorare i divari territoriali, anche attraverso il ricorso obbligatorio ai test PISA/INVALSI;
  • ridurre il gap tra regioni per quanto riguarda il livello delle competenze di base (italiano, matematica e inglese), che risulta inferiore alla media OCSE, in particolare, nel Mezzogiorno, creando percorsi personalizzati per le scuole che hanno mostrato livelli critici, azioni di supporto mirate per i dirigenti scolastici, interventi di mentoring e formazione per almeno il 50% dei docenti, potenziando il tempo scuola con progettualità mirate, con l’incremento delle ore di docenza e presenza di esperti, lo sviluppo di programmi e iniziative di counseling e orientamento professionale attivo;
  • sviluppare una strategia per contrastare in modo strutturale l’abbandono scolastico nelle scuole secondarie;
  • incrementare il numero di iscritti e di diplomati negli ITS, allineando i curricula degli istituti tecnici e professionali alla domanda di competenze delle aziende. La riforma rafforzerà il sistema degli ITS attraverso il potenziamento del modello organizzativo e didattico (integrazione offerta formativa, introduzione di premialità, ampliamento dei percorsi per lo sviluppo di competenze tecnologiche abilitanti – Impresa 4.0), il consolidamento degli ITS nel sistema ordinamentale dell’Istruzione terziaria professionalizzante, rendendo più forte il legame con i territori. Si punterà, anche, a un’integrazione dei percorsi ITS con il sistema universitario delle lauree professionalizzanti, così da creare un network tra aziende, università, centri di ricerca, autorità locali e sistemi formativi;
  • rivedere l’organizzazione e innovare il sistema dell’istruzione;
  • favorire l’accesso all’Università, rendere più rapido il passaggio al mondo del lavoro e potenziare gli strumenti di orientamento nella scelta del percorso universitario, introducendo moduli di orientamento (30h) nella scuola secondaria di secondo grado, una piattaforma digitale di orientamento, relativa all’offerta formativa terziaria degli Atenei e degli ITS e incentivando l’orientamento attivo nella transizione scuola-università. Tutto ciò servirà a facilitare e incoraggiare il passaggio dalla scuola secondaria superiore all’università e a limitare gli abbandoni universitari negli anni successivi. Si procederà, inoltre, con la qualificazione del sistema educativo attraverso un innalzamento degli indicatori di successo e la riduzione dei divari di genere, entrambi in termini di occupazione e partecipazione all’istruzione superiore in tutti i campi. Verrà incoraggiata la realizzazione di alloggi per gli studenti da parte di soggetti privati o partenariati pubblico-privati, con garanzia di un regime di tassazione simile a quello applicato per l’edilizia sociale. Si assisterà a un aumento del numero di borse per il diritto allo studio a favore degli studenti meritevoli e bisognosi. Verranno riformate le classi di laurea riorganizzando i settori disciplinari e consentendo la flessibilità nella programmazione dei singoli corsi triennali, per poi consentire una specializzazione durante le lauree magistrali o i dottorati. Con la riforma delle lauree abilitanti saranno snellite le procedure per l’abilitazione all’esercizio di determinate professioni;
  • riformare i processi di reclutamento e di formazione degli insegnanti, favorendo la formazione continua e l’aggiornamento. La riforma del sistema di reclutamento dei docenti ridisegnerà le procedure concorsuali per l’immissione in ruolo, rafforzando l’anno di formazione e prova. Per il personale scolastico in servizio verranno, invece, creati dei moduli formativi che consentiranno l’acquisizione di crediti formativi professionali, spendibili per l’avanzamento di carriera, secondo un sistema meritocratico di valorizzazione. In particolare, si punterà alla diffusione di competenze digitali, in grado di stimolare la trasformazione digitale dell’organizzazione scolastica e dei processi di apprendimento e insegnamento con appositi percorsi online, gestiti da una Scuola di Alta Formazione;
  • ampliare le competenze scientifiche, tecnologiche e linguistiche degli studenti, degli insegnanti e dei docenti, con particolare attenzione alla capacità di comunicare e risolvere problemi, potenziandola didattica digitale e diffondendo l’insegnamento delle discipline STEM e del multilinguismo, sia nei percorsi scolastici che all’università. Allo stesso tempo, si prevedono importanti investimenti di carattere infrastrutturale, sia per digitalizzare gli ambienti di apprendimento, sia per colmare le carenze degli edifici scolastici in termini di sicurezza ed efficienza energetica;
  • riformare e aumentare i dottorati di ricerca, garantendo una valutazione continua della loro qualità, semplificando le procedure per il coinvolgimento di imprese e centri di ricerca e rafforzando le misure dedicate alla costruzione di percorsi di dottorato non finalizzati alla carriera accademica. La riforma prevedrà meccanismi di valutazione periodica basati sui risultati in termini di placement e sul confronto con analoghi corsi esteri.

Dalla ricerca all’impresa

Gli obiettivi di questa componente consistono nel:

  • rafforzare la ricerca e favorire la diffusione di modelli innovativi per la ricerca di base e applicata condotta in sinergia tra università e imprese, potenziando le attività di ricerca di base e industriale, investendo sui giovani ricercatori e favorendo la creazione di partnership pubblico/private di rilievo nazionale o con una vocazione territoriale. In particolare, grazie al Fondo per il Programma Nazionale Ricerca (PNR) verranno irrobustite le misure di sostegno alla ricerca scientifica, indicate nel Programma Nazionale per la Ricerca (PNR) 2021–2027, attraverso i Progetti di Ricerca di rilevante Interesse Nazionale (PRIN), di durata triennale, sarà incentivata la collaborazione tra università ed enti di ricerca. Per trattenere i giovani all’interno del sistema economico italiano saranno finanziati progetti promossi da giovani ricercatori e si punterà su ricerca e innovazione attraverso partenariati allargati estesi a Università, centri di ricerca, imprese, ma anche attraverso il potenziamento strutture di ricerca e creazione di “campioni nazionali di R&S” su alcune Key Enabling Technologies (simulazione avanzata e big data, ambiente ed energia, quantum computing, biofarma, agritech, fintech, tecnologie per la transizione digitale industriale, mobilità sostenibile, tecnologie applicate e patrimonio culturale, tecnologie per la biodiversità) e il rafforzamento di “ecosistemi dell’innovazione” e nella costruzione di “leader territoriali di R&S”, luoghi di contaminazione e collaborazione tra Università, centri di ricerca, società e istituzioni locali;
  • sostenere i processi per l’innovazione e il trasferimento tecnologico, incoraggiando la propensione all’innovazione del mondo produttivo e un uso sistemico dei risultati della ricerca, favorendo la creazione di network internazionali. A questo si accompagneranno interventi di riorganizzazione, razionalizzazione e rafforzamento delle strutture che offrono servizi tecnologici avanzati. In questa direzione si muovono sia il Fondo IPCEI, di cui all’art. 1 comma 232 della legge di bilancio per il 2020, che finanzia progetti, nati su piattaforme europee e inseriti nelle sei filiere del valore europee strategiche, sia i partenariati – Horizon Europe che sostengono progetti di ricerca, sviluppo e innovazione nel quadro del programma Horizon Europe;
  • potenziare le infrastrutture di ricerca, il capitale e le competenze di supporto all’innovazione, attraverso un processo di riorganizzazione e razionalizzazione di una rete di 60 centri (Centri di Competenza, Digital Innovation Hub, Punti di Innovazione Digitale) incaricati dello sviluppo di progettualità, dell’erogazione alle imprese di servizi tecnologici avanzati. Saranno migliorate le condizioni di supporto alla ricerca e all’innovazione, agendo sulla dotazione infrastrutturale, anche favorendo l’apertura delle infrastrutture di ricerca all’utilizzo da parte delle aziende, sviluppando competenze dedicate a specifiche esigenze delle imprese, in particolare legate ai temi del green e del digitale. Il Fondo per la realizzazione di un sistema integrato di infrastrutture di ricerca e innovazione, così come il Fondo per l’edilizia e le infrastrutture di ricerca faciliteranno l’osmosi tra la conoscenza scientifica generata in infrastrutture di ricerca di alta qualità e il settore economico. Saranno, infine, integrate le risorse del Fondo Nazionale per l’Innovazione con una dotazione per le start-up innovative di 700 milioni di euro e verranno introdotti dottorati innovativi in grado di rispondere ai fabbisogni di innovazione delle imprese e di favorire l’assunzione dei giovani ricercatori.

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