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Sul dramma della “terra dei fuochi” sono troppi a speculare
10 Gen 2015 08:45

Il freddo pungente non è riuscito a scoraggiare i giovani dal recarsi al concerto in piazza del Plebiscito la notte di San Silvestro.

L’addio all’anno vecchio lo ha dato questa volta Gigi D’Alessio.

L’anno che si è appena congedato ha portato con sé poche gioie e molte preoccupazioni.

La crisi economica che si è abbattuta come una mannaia sul nostro popolo ancora non tende a diminuire. Tanta gente ha fame. Letteralmente. Sono molte – troppe – le persone che hanno perduto il lavoro e sono finiti a dormire alla stazione centrale. A decine – stranieri e napoletani veraci – sono stati trovati a rovistare nei cassonetti dell’immondizia.

In questi anni non ricordo di aver mai sentito D’Alessio esprimere un suo pensiero sulla “Terra dei fuochi”. Inavvertitamente, la notte di Capodanno, dal palco, si lancia in dichiarazioni a dir poco sconcertanti. Non credo fosse il momento. Per la verità, non era per niente il caso. Sui social network, immediatamente, sono comparsi a centinaia commenti e articoli di persone stupite e addolorate. Il cantante si preoccupa – chi glielo aveva chiesto? Con chi aveva concordato la cosa? – di tranquillizzare l’Italia: i prodotti della nostra terra sono così buoni da essere mangiati – dice – dalla regina d’Inghilterra.

I terreni avvelenati, aggiunge, sono solo l’ 1 %.

Strano, l’anno scorso il ministro Martina, a Castel Volturno, disse che erano il 2 %, aggiungendo, però, che quelle percentuali erano provvisorie perché ricavate da vecchi dati chiusi da anni nei cassetti e andavano aggiornate. Ora sia detto subito e con estrema chiarezza: se dal 1% si dovesse passare allo “zero virgola” a noi non potrebbe fare che immenso piacere.

I meravigliosi volontari dei nostri comitati non hanno altro interesse se non quello della salvezza della nostra terra.

Essi, a ogni manifestazione democratica e civile, pagano di tasca loro finanche i volantini e le tasse comunali per l’affissione dei manifesti.

Lo dissi al presidente della Repubblica, Napolitano, in occasione delle “Quattro giornate” due anni fa e mi piace ripeterlo: questi ragazzi sono la parte migliore della nostra società: cercate di non perderli. Sono degni figli di chi cacciò da Napoli l’oppressore senza aspettare che altri lo facessero per loro: cercate di non esasperali. Se c’è una cosa che mi addolora è che a questi nostri giovani le istituzioni non sempre danno un buon esempio.

Promettono, ma poche volte mantengono la parola data. In questi anni gli imbrogli perpetuati a danno della nostra terra e della nostra gente sono stati tanti. Purtroppo mai nessuno paga per il male fatto.

Il vero problema, che rischia di passare inosservato, è che la fiducia del popolo verso chi ci governa si assottiglia sempre di più.

Sul dramma della “terra dei fuochi” sono troppi a speculare. La notizia che la nostra Regione elargirà milioni di euro per rilanciare nel mondo l’ immagine della Campania è a dir poco sorprendente.

Più di 20 milioni sparpagliati qua e là a società sportive – di cui 3 milioni e mezzo al Napoli calcio – mentre la gente muore di cancro, anche per l’ inquinamento ambientale, senza neppure potere essere ricoverata. Siamo all’ assurdo. Alla follia.

Fa male di fronte alla gratuità e generosità di tanti volontari, assistere allibiti allo sperpero di denaro pubblico.

Ed è quantomeno sospetto il fatto che i 400mila Tir di cui parla Roberto Saviano, pari a una fila ininterrotta di camion da Napoli a Milano, si siano ridotti da 25mila campo di calcio a soli due o tre.

D’Alessio si faccia interprete e portavoce del dolore della sua gente e non di quello dei responsabili di cotanto disastro.

Intanto occorre ricordare che non una sola discarica, a norma di legge, per l’amianto è stata realizzata in Campania.

Così come sono state fatte più analisi agli ortaggi – risultati puliti perché i rifiuti tossici, furbescamente, sono stati tombati in profondità – che ai nostri concittadini, pompieri inclusi.

Si comprende, dunque, il motivo per cui le parole di D’Alessio ai nostri orecchi hanno avuto l’ effetto di una melodia stonata improvvisata da un cantante afono.


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