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Dimitri, la storia di un musicista ai tempi del coronavirus
03 Mag 2020 08:11

Dall’arrivo della pandemia da coronavirus in poi, quello che nel mondo della musica era un timore si è avverato.

Infatti è di qualche giorno fa la storia di Dimitri Reali, membro dei Ponzio Pilates band che ha partecipato anche ad Italia’s got talent, la storia che eticamente sembra assurda ma che a conti fatti e per le leggi vigenti mette il musicista nel torto.

Ecco come sono andati i fatti.

Dimitri è stato fermato per un controllo mentre si stava recando, qualche giorno fa, a recuperare la sua batteria, il suo strumento musicale, e multato di quasi €400 con il motivo di essere in giro senza un valido motivo nonostante abbia dichiarato che fosse un musicista.

In una lunga chiacchierata con Dimitri, mi è parso di vedere un giovane italiano che dopo aver trepidato nel mondo del precariato lavorativo e della promozione artistica aveva finalmente avuto il grandissimo coraggio (perché in Italia lavorare nella musica vuol dire essere immensamente coraggiosi) di fare il musicista come lavoro.

Infatti oltre la partecipazione ad Italia’s got talent, nella puntata andata in onda il 29 gennaio 2020, era stato invitato con la sua band Ponzio Pilates all’ENS Festival qualche settimana prima.

L’ESNS fa parte della Conferenza Europea della Musica e dello Showcase Festival Eurosonic Noorderslag, un festival per “addetti ai lavori” in cui vengono valutati tanti progetti artistici.

Con l’arrivo della pandemia, Dimitri e i suoi compagni di viaggio che si stavano preparando ad entrare nel mondo professionale (già in calendario avevano la partecipazione alla manifestazione Artisti in Piazza e al celebre Sziget Festival), sono stati costretti a fermarsi e a puntare in qualche modo tutto sulla produzione di nuove canzoni.

Un artista è colui che lavora sette giorni su sette.

Un artista è una persona che come un poeta vive mettendo nelle proprie creazioni i propri sogni e vivendo così tra sogno e realtà, ma che come un atleta o un calciatore ha bisogno di costante allenamento: così Dimitri ha cercato, in quel giorno assurdo, di recuperare i suoi strumenti ma qui si arriva, di fatto, a quello di cui tante associazioni e fondazioni si stanno occupando: creare giuridicamente il ruolo del musicista come lavoro.

In questa lunga chiacchierata con Dimitri è stato fondamentale ascoltare questo ragazzo che non ha mai mostrato rabbia verso chi lo multava, che vuole rispettare le norme vigenti e che infatti si dichiara pronto a pagare la multa, ma che rivendica il ruolo del musicista come un possibile effettivo lavoro e non come una categoria spesso invisibile di cui la politica non si è mai occupata fino in fondo, nella speranza che si creino delle leggi a tutela dei lavoratori della musica.

Il musicista, così come l’attore e tutti i lavoratori del mondo della cultura, non lavora tutti i giorni dinanzi ad un pubblico; molti artisti non si esibiscono tutti i giorni, ma lavorano attraverso le nuove produzioni e nuove canzoni o ad esempio nuove rappresentazioni teatrali da mettere in piedi, con fondamentale bisogno di costanti prove, esercizio ed allenamento.

La continua mancanza di leggi sugli operatori culturali

Configurare il ruolo del musicista e dei lavoratori del settore cultura, in Italia, è affidato a una partita IVA che prevede dei costi impressionanti visto la mole di spesa che c’è per essere presente come lavoratore autonomo, oppure si chiede aiuto ad associazioni e cooperative con cui, purtroppo, non si elimina il problema.

Il lavoro del musicista è un lavoro che si fa tutto l’anno, anche nei giorni festivi per alcuni, e quello che è accaduto a Dimitri può accadere ad ogni musicista che, eticamente e di fatto, svolge un ruolo sociale nel nostro Paese, che è quello di creare patrimonio culturale.

Durante la nostra chiacchierata, Dimitri si è soffermato su tre punti principali: quello di facilitare la possibilità di informarsi per lavorare nel settore della musica conoscendo le tutele e gli enti che possono aiutare a conoscere questo mondo; quella di tutelare chi organizza, gestisce un festival o un pub dove si fa cultura e non solo musica; quello di istituire una vera riforma del settore attraverso un nuovo inquadramento della previdenza sociale con il riconoscimento del lavoro della musica e dell’arte in generale che porterebbe, almeno si spera, dare una serenità attraverso quelle sacrosante tutele che in tanti chiedono da anni.

Quella di Dimitri è la storia di migliaia di ragazzi italiani a cui hanno tolto l’ossigeno, ossia le esibizioni, i live e che sperano di essere riconosciuti dallo Stato, prima ancora che dalla società, come lavoratori importanti di un settore che è un fattore identificativo di un’intera nazione.

Le mancanza di tutele da parte della politica

Molti artisti si ritrovano, adesso, beffati da una mancanza di leggi, frutto di quella società in cui il ruolo del musicista viene visto come hobby e non come lavoro, e Dimitri adesso rappresenta quello che non doveva accadere e che invece è accaduto a causa di una politica poco attenta in decenni e decenni di storia italiana, in cui il settore della creatività culturale è stato sempre visto come passatempo.

La politica italiana deve ricordarsi che l’Italia è diventata grande nel mondo proprio attraverso la cultura, la sua storia, i suoi siti archeologici, i suoi autori e attori ed operatori di teatro e cinema, i musicisti e gli artisti in genere; se la presidentessa della Commissione Europea Von der Leyen si è scusata con l’Italia per averla lasciata sola, la politica italiana dovrebbe scusarsi per aver lasciato solo tutto il mondo della cultura dal dopoguerra ad oggi, e non solo per il sostegno economico, mancante ancora oggi, con la pandemia in corso, ma delle tutele che merita.


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