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La Chiesa condannata non paga. “Non avrebbe fondi per aiutare gli altri”
14 Lug 2014 09:05

Il blocco del patrimonio della Chiesa e delle risorse monetarie comporterebbe l’impossibilità di assolvere alle attività caritatevoli in favore di migliaia di cittadini che giornalmente vengono assistiti“. Lo scrive il presidente della Corte d’appello di Catania, Alfio Scuto, nell’ordinanza che sospende provvisoriamente l’ esecutività della sentenza del Tribunale civile che il 30 maggio scorso aveva condannato, tra gli altri, l’Arcidiocesi a risarcire 600mila euro per la morte del devoto di S. Agata, Roberto Calì, travolto dai fedeli in corsa sulla salita di Sangiuliano, nel 2004.

Il provvedimento è pubblicato dal quotidiano La Sicilia ricordando che il risarcimento sarebbe dovuto essere immediatamente esecutivo, ma i legali dell’ Arcidiocesi hanno presentato, il 3 luglio scorso, una richiesta di “inibitoria dell’esecutività della sentenza. Nell’istanza avevano chiesto anche che la Corte d’ appello accogliesse la sospensione immediata dell’ esecutività della sentenza in attesa dell’ udienza dell’ inibitoria.

Il presidente della Corte d’ appello Alfio Scuto, ha accolto la loro richiesta “congelando” tutto. “Ci è sembrato – hanno dichiarato gli avvocati dei familiari di Calì, Simone Marchese e Salvatore Ragusa – un provvedimento un po’ eccessivo. Non mettiamo in dubbio l’ attività caritatevole della Chiesa, ma la stessa Arcidiocesi non si è posta minimamente il problema di due bambini in tenera età rimasti senza il padre. Ci saremmo aspettati un comportamento da parte della Curia più caritatevole nei confronti dei devoti tutti“.


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