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Matera, l’esempio utile per il Sud
20 Ott 2014 08:05

Diecimila anni fa c’era un villaggio di venti case di argilla e di canna selvatica costruito sulla riva di una gravina dalle acque diafane che rovinavano per un letto di pietre levigate, bianche ed enormi come uova preistoriche. Il mondo era così recente, che molte cose erano prive di nome, e per citarle bisognava indicarle col dito. Si perché Matera è sempre stata come Macondo.

Nelle sue caverne è nate il fuoco. Chi studia le antiche grotte ne ha tratto riscontri sulla nascita del vicinato e del labirinto. In quel villaggio trovarono acqua e impararono ad usarla. E non lo dimenticarono mai scoprendo il sottosuolo.

La prima volta che arrivai a Matera la guardai dall’affaccio di piazza Vittorio Veneto e ne rimasi incantato. Ci misi del tempo a ricordarmi che l’avevo già vista da piccino nel film “La Lupa” in televisione e poi “Nel Vangelo secondo Matteo” quando ancora non era il “più’ bel film sulla vita di Cristo” secondo l’Osservatore Romano.

Quella mattina di maggio del 2007 non immaginavo quando scavo stavo per compiere su quel tratto pasoliniano di cinema. Non sapevo di dover diventare punto di satira intelligente nel corto “Sassiwood” vincitore del Globo d’oro 2014, nello stesso calendario dove la cabala del 17 venerdì premiava quell’antica città con il titolo di capitale europea della cultura 2019. Gli abitanti che avevano perso la Provincia, la Banca d’Italia, la speranza e spesso la brocca si sono trovati a vivere un’esaltazione collettiva di quelle che l’adrenalina sale dalla schiena e schizza al cervello. Non più’ “Matera vicino Bari” ma “Bari vicino Matera che pensa al guadagno commerciale”.

Io di Matera m’innamorai percorrendo via Ridola ammirando la libreria di Mipa e vedendo la perfezione della Goccia di Azuma posta davanti al Palazzo Lanfranchi. In quel Palazzo dove insieme a Marta (che il 17 venerdì’ dell’ottobre 2014 urlò come l’indemoniata di Brunello Rondi insieme ad una piazza intera,ad una Regione, ad un’intellettualità diffusa risorta) ad Alberto, Patrizia, Marcello, Nicola, Salvatore, Paolo, Tonio, Silvia, Serafino, Maria Teresa “Women”, Rossella.

Insieme a tanti Eustachio e molte Brune si lavoro’ giorno e notte per le cineteche, i presepi, i Pasolini, i Vangeli, le Patamacchine. Francesco Rosi si fermò davanti a Lucania 61 nel Palazzo. In quei giorni proiettavo il Levi-Volontè al Comunale affollato di spettatori e un signore all’uscita mi raccontava quando andava a insegnar l’alfabeto ai piccoli pastori. Nella stessa sala ho fatto battere i “400 colpi”.

A Palazzo Lanfranchi spesso s’incontravano gli abitanti culturali per preparare il 17 venerdì 2014. Spesso derisi e offesi tennero duro andando controvento per bettole, città straniere, ministeri e giardini pubblici. Seppero diventare forza di popolo mostrando la forza della Ragione, di una regione dai due nomi, di un Sud in cerca di riscatto che vuole parlare ai Sud di tutto il Mondo. Illustri avvocati, laici e conservatori, parteciparono a fasi alterne alla Rivoluzione. Come in ogni fatto storico di rilievo non sono mancate chiacchiere inutili e pettegolezzi malefici.

Mezzo secolo fa sembra che Pier Paolo Pasolini guardando i Sassi con il basco Enrique guardasse lontano al venerdi’ 17 ottobre 2014, non sapendo che la foto del centurione comunista Notaragelo sarebbe finita sulla prima pagina del Corriere della Sera del 18 ottobre 2014 a fianco della commozione scritta dell’editorialista Russo. Giovannino intellettuale lucano che ha visto la terra dei cafoni, dell’umanità dolente, degli emigranti con valige di cartone e trolley ieri con piglio neo-azionista ha potuto descrivere un nuovo Mondo. E sono lucani le giovani menti che raccontano l’impresa su “La Stampa” e “L’Huffington”. Una sfida vinta anche sul web. Post su post. Tweet su Tweet.

I balconi in fiore e le linee di Quaroni per Olivetti, il cielo terso di marzo e i falchi che svolazzano sul Caveoso, Materadio, il pane e la farina, i turisti giapponesi e le bandiere del Comitato . A Matera ho bevuto Aglianico fino a tarda ora con Gianni Mura. Quando si pranza nelle case degli amici il tempo si ferma e se l’ospite arriva da lontano si sente accolto, a suo agio. A Matera ho parlato con Barbara Balzerani dell’umanità dolente dei Sassi bevendo vino all’Osteria Malatesta. Qui Ortega trovo’ casa, molte intellettuali straniere marito e vita nuova . Il 2 luglio infinito. Il postmoderno strabiliante degli alberghi materani. La cacciata dei nazisti. La detenuta in affido che fece la comparsa con Mel Gibson. Ovunque vai nel mondo ti dicono: “Bella Matera”. O ci sei stato a Matera o ci vuoi andare.

Fu vergogna nazionale quando Alcide disse ad Emilio: “Ma dove mi hai portato?”. La storia di queste ore ricorda la Storia di chiese rupestri scoperte da giovanotti che fanno diventare la loro città patrimonio dell’umanità. Una lotta continua contro l’abbandono e l’incuria dei Sassi che a tanti ricordavano la miseria più’ nera, qualcosa da rimuovere. Un lento percorso meridiano ha ricostruito la comunità nel pensiero inconscio di saper affrontare insieme ogni avversità da quando le cose erano prive di nome.

Il percorso della candidatura a Capitale europea è la nuova mossa utile nel Mezzogiorno del XXI secolo. Saper governare dal basso le azioni di massa del prossimo lustro è un racconto da scrivere per emozioni tutte da scoprire. Il mi riguarda contro il me ne frego. Il mio amico Ragone sostiene che “se non ti dimentichi da dove vieni puoi arrivare lontanissimo”. Penso sia vero.


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